I fasci di combattimento sono stati un'organizzazione paramilitare fascista operante in Italia negli anni '20 e '30, durante il regime di Benito Mussolini. Furono fondati nel 1919 da Benito Mussolini come una milizia armata per difendere e promuovere gli ideali fascisti. I fasci di combattimento furono il precursore del Partito Nazionale Fascista.
I membri dei fasci di combattimento erano noti come "fascisti" e indossavano uniformi di colore nero con distintivi che raffiguravano la svastica fascista. Avevano un forte senso di cameratismo e disciplina militare e si impegnarono in attività di propaganda, combattimenti di strada e repressione politica.
Durante il periodo dei fasci di combattimento, si verificarono numerosi scontri e violenze contro gli oppositori politici, in particolare contro gli esponenti di sinistra e i socialisti. I fascisti intimidivano gli avversari politici, distruggevano sedi dei partiti di opposizione e organizzavano marce e manifestazioni per dimostrare la forza del proprio movimento.
Con l'ascesa di Mussolini al potere nel 1922 e la trasformazione dei fasci di combattimento in una struttura politica più formale, il partito fascista assunse il controllo dell'apparato di sicurezza statale e i fascisti furono integrati nell'esercito e nella polizia.
Nonostante l'enfasi sulla forza e la violenza come strumenti per raggiungere gli obiettivi politici, i fasci di combattimento svolsero un ruolo critico nel consolidamento del regime fascista in Italia.
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